Il destino da ingegnere di Franco Colombani deraglia presto nella bassa lodigiana quando eredita Il Sole di Maleo, la placida locanda di famiglia.
Una vita che è leggenda: Franco Colombani
Con Franco Colombani e l’adoratissima moglie Silvana al timone viene presto adottato un modus cucinandi opulento e culturale. La spina dorsale del locale diventano le preparazioni antropologiche, trattati culinari ripescati da antichi ricettari rinascimentali servendosi di ingredienti popolari, ma goduriosi. Il minestrone di pesto entra nella leggenda così come la zuppa di cipolle e la ribollita.
Ricette dall’accento lombardo in uno scenario gastronomico italiano ormai tutto un béchamel e foie gras, in cui il cuciniere lancia un guanto di sfida alla Nouvelle Cuisine che serve sempre gli stessi ingredienti in maniera arabeggiante. Nei fecondi anni ’80 dà vita a Linea Italia in Cucina, un inneggio alla gastronomia “zonale”, inventando il chilometro zero ancor prima che divenisse mainstream. Alla sua tavola rotonda partecipano i giganti del tempo quali i Santini e i Cantarelli, per citarne alcuni.
Nel 1982 attirano l’attenzione della rivista La Gola che celebra questa fertile rivoluzione culinaria a cui, però, le Toque Blanche più conservatrici guardano di sottecchi fino alla decisione di sottrargli i blasonatissimi riconoscimenti d’Oltralpe. Per Franco Colombani inizia la discesa verso il gorgo da cui non sarà in grado di uscirne.
Un pomeriggio del ’96, infila la testa in un sacchetto di plastica togliendosi la vita. Personaggio che sembra essere condannato alla damnatio memorie culinaria eppure grazie al suo contributo, prima di uomo di cultura e poi di cuoco, ha permesso alla gastronomia italiana di fondare i suoi pilastri. É essenziale, dunque, per le generazioni passate conservarne il ricordo e quelle future conoscerne la leggenda.
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