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Il biometano dal cibo: creare il biometano grazie agli scarti alimentari

biometano dal cibo

Grazie al recupero degli alimenti avanzati si sta sperimentando la produzione di biometano dal cibo

Carne ed economia circolare: con un investimento di 28 milioni di euro la NewCo Biorg, nata dalla partnership tra Herambiente del gruppo Hera e Inalca del gruppo Cremonini, ha riconvertito un vecchio biodigestore trasformandolo in un impianto d’avanguardia. I rifiuti organici e reflui agroalimentari diventano metano 100% rinnovabile e compost. Con 3,7 milioni di metri cubi di biometano e 18 mila tonnellate di compost prodotti all’anno, fornisce un importante contributo alla transizione green.

È stato così inaugurato a Spilamberto, in provincia di Modena, l’impianto che segna un nuovo modello di transizione energetica e di economia circolare e che consente di creare biometano dal cibo: il gas naturale 100% rinnovabile viene prodotto nell’impianto Biorg dalla digestione anaerobica di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata effettuata prevalentemente a Modena e provincia, dagli scarti derivanti dal processo di lavorazione dell’industria agroalimentare locale e dal processo produttivo delle carni di Inalca.

Una volta raffinato diventa biometano e può essere introdotto nella rete gas. I rifiuti organici tornano così al servizio della comunità sotto forma di combustibile rinnovabile che, immesso in rete, alimenta il trasporto cittadino pubblico e privato, aiutando quindi un settore sempre più esposto al tema delle emissioni di anidride carbonica. In questo modo si produce biometano dal cibo. La produzione annua prevista equivale a 52 milioni di chilometri percorsi da un’auto alimentata a metano.

L’impianto, permette di ottonere biometano dal cibo e rappresenta, quindi, un grande esempio di economia circolare perché consente, oltre al recupero energetico, anche quello di materia: lo scarto in uscita dal processo di digestione anaerobica, denominato tecnicamente digestato solido, anziché essere smaltito viene, infatti, ulteriormente recuperato grazie al conferimento nell’impianto Biorg di compostaggio a Nonantola, per produrre compost utilizzabile come biofertilizzante in agricoltura.

Questo progetto di produrre biometano dal cibo è anche un esempio efficace di sinergia industriale, con la produzione di biometano e compostaggio in due impianti tra loro perfettamente complementari e integrati. Inoltre, dimostra che solo l’innovazione può generare una sostenibilità competitiva, che riduce cioè l’impatto ambientale e crea, allo stesso tempo, valore aggiunto per l’intera filiera zootecnica. Grazie all’immissione del biometano nella rete e al suo utilizzo per l’autotrazione, inoltre, si stimano benefici ambientali significativi: ogni anno si risparmierà l’utilizzo di circa 3 mila tonnellate di petrolio equivalente (Tep) di combustibile fossile e saranno evitate emissioni di Co2 per circa 7 mila tonnellate. Per assorbire una tale quantità di Co2, servirebbero in media 280 mila alberi.

Non è stato utilizzato o sfruttato nuovo suolo: tutto nasce dalla riconversione di un vecchio biodigestore di proprietà del comune di Spilamberto gestito da Herambiente, sfruttando quindi lo stesso sito già esistente. Non solo chilometri quadrati zero, ma anche chilometri zero, perché la produzione di compost in loco crea valore aggiunto per l’intera filiera zootecnica.

Il fertilizzante derivante dal riciclo di rifiuti biodegradabili e dal recupero degli scarti dell’industria agroalimentare, infatti, dal punto di vista produttivo e qualitativo garantisce risposte equivalenti o superiori rispetto a quello prodotto attraverso altri processi industriali, anche con impiego in purezza, e consente di ridurre la dipendenza da fornitori esteri.

Il comune di Spilamberto negli anni ‘90 avviò un impianto necessario per smaltire i liquami prodotti dagli allevamenti intensivi e che precedentemente venivano sparsi nei terreni provocando l’avvelenamento delle falde acquifere”, ha detto il sindaco Umberto Costantini, “purtroppo, l’impianto non funzionò mai come immaginato e questo fallimento avrebbe quindi portato a uno spreco importante di denaro pubblico. Da un fallimento però, grazie a Hera e gruppo Cremonini, siamo passati a una storia di successo“.

“La realizzazione di questo impianto, che produce biometano dal cibo, per una società dotata di know-how e tecnologie di eccellenza come Hera, rappresenta un passo importante per consolidare e rafforzare il modello produttivo integrato e sostenibile di Inalca”, ha sottolineato Paolo Boni, amministratore delegato di Inalca, “infatti, il nuovo impianto che produce biometano dal cibo consente una piena valorizzazione degli scarti di lavorazione delle nostre attività produttive e un ulteriore passo avanti nei processi di economia circolare.

Inoltre, si realizza una efficace sinergia industriale, con la produzione di biometano e compostaggio in due impianti tra loro perfettamente complementari, a dimostrazione che combinando efficacemente processi di innovazione e integrazione si può aumentare il livello di sostenibilità e ridurre gli impatti ambientali, creando allo stesso tempo più valore per la filiera zootecnica. In questo modo abbiamo prodotto biometano dal cibo.

Infine, si tratta di un modello di partnership in linea con la strategia di investimenti di Inalca destinati a realizzare ulteriori impianti di produzione di biometano e fotovoltaici nei propri allevamenti, incrementando la produzione di energie rinnovabili e l’impegno di contrasto al cambiamento climatico”.






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