Avanguardia ed energia: scopriamo in questa dodicesima tappa gli elementi distintivi della cucina calabrese.
La Calabria è una regione di saporite e fiammeggianti specialità gastronomiche. Quest’anno gli ispettori hanno individuato sul territorio 7 insegne meritevoli di cappello. 2 ciascuno nelle provincie di Cosenza, Catanzaro e di Reggio Calabria. 1 Per i territori di Crotone. Con 17/20imi e 3 cappelli su 5, è un testa a testa per ben 4 ristoranti: Abbruzzino a Catanzaro, Luigi Lepore a Lamezia Terme, Hyle a San Giovanni in Fiore, Qafiz a Santa Cristina d’Aspromonte.
Sono tutti eroici manifesti, con quattro giovani e talentuosi chef, per fare dell’alta ristorazione un marchio regionale smantellando la convinzione che la tradizione sia l’unico deus ex machina della cucina calabrese. Tuttavia, non ci si dimentica dei fondamentali, ancora punchline per interessanti risvolti nei menu. A Strongoli, Caterina Ceraudo è la concreta realtà del Dattilo. Discepola Romitiana, oggi, ha plasmato una dimensione culinaria personale con piatti genuini e costruiti su un complesso minimalismo. Per questo conquista 2 capelli e un punteggio di 16,50/20imi.
Sono 11 i locali per cui fare una deviazione lungo il viaggio. 3 nelle provincie di Cosenza e Reggio Calabria, 1 per quella di Catanzaro, 2 per i confini di Crotone, 2 per quelli di Vibo Valentia. Sono preparazioni infuocate, energiche e immerse in cucina agricola d’avanguardia e verace. È l’esempio di Calabrialcubo, a Nocera Terinese. Qui, i prodotti della casa diventano tridimensionali con il dispiego di tecnica profondità e creatività.