scarica l'APP gratuita

Cerca

Cosa mangiare a Modena e dintorni

Una delle perle dell’Emilia-Romagna, Modena si distingue per prodotti di lunghissima tradizione, arrivati sulle tavole del mondo e apprezzati ai livelli più alti.

Dagli Appennini al Po, il territorio modenese è l’emblema del buon cibo italiano. Una terra di mezzo tra due fiumi: il Panaro e il Secchia, con una lunga storia da sempre fondata sull’agricoltura. Qui i prodotti tipici non sono solo risorse economiche, ma segni del forte legame che intercorre tra la gente e la sua terra.

Il piatto d’eccellenza della provincia di Modena è senza dubbio il tortellino, possiamo definirlo uno squisito “ombelico” di pasta sfoglia con un ripieno di carne (maiale, prosciutto, salsiccia e a volte mortadella), si mangia con il cucchiaio, rigorosamente immerso nel brodo. Altre tipicità che possiamo definire “sacre” per i modenesi sono lo gnocco fritto e le tigelle: il primo è un’eccezionale goloseria: un impasto di acqua, farina e strutto, poi fritto fino a farlo gonfiare e servito bollente con salumi, lardo, formaggi e anche marmellata. Solitamente viene ordinato insieme alle tigelle o crescentine: dischetti di un pane particolare cotti secondo la tradizione tra piastre roventi, da tagliare e riempire con le stesse farciture dello gnocco.

Per alleggerire queste prelibatezze, assolutamente da non perdere, si può accompagnare il tutto con un pinzimonio di verdure crude. Re dei condimenti modenesi è senza ombra di dubbio l’aceto balsamico tradizionale, che non a caso prende il nome di “oro nero della città”. Si tratta di un prodotto di assoluta eccellenza, speciale per il sapore e per il decennale lavoro che richiede per produrlo.

Le prime fonti che lo riguardano risalgono almeno al 1046, in occasione del passaggio da Modena dell’Imperatore Enrico III. Negli ultimi anni, l’aceto balsamico ha conquistato con la sua delicatezza agrodolce il mondo intero guadagnandosi il riconoscimento IGP; il balsamico è affinato minimo due mesi e dopo tre anni in botti è possibile denominarlo invecchiato. Di colore bruno scuro, manifesta la propria densità in una consistenza sciropposa; ha un profumo caratteristico e complesso, quasi penetrante.

L’unica chance possibile per riuscire a degustare tutte le prelibatezze citate, è pasteggiare con un vino leggero, fresco e frizzante: in una parola lo spumeggiante Lambrusco doc, prodotto con uve diffuse nella fertile Mesopotamia modenese, tra il Secchia e il Panaro, nelle varietà Sorbara, Salamino di Santa Croce e Grasparossa. Strettamente legati al territorio sono i salumi, in particolare il cotechino e lo zampone di Modena, prodotti IGP conosciuti a livello internazionale. Sono costituiti da una miscela di carni suine ottenute dalla muscolatura striata, grasso, cotenna, sale e pepe. Piatti tipici della stagione invernale, che in questo territorio si consumano anche in estate, in particolare a Modena si è soliti festeggiare il Ferragosto con il panino al cotechino.

3a4499a4c30d6f082d254099c90f2c24 Cosa mangiare a Modena e dintorni
Cotechino

Tra i dolci che il menù di questo ricco territorio offre, troviamo la torta “bonissima” di Modena, sicuramente già il nome mette in risalto le caratteristiche di questo dolce, ma da dove deriva questo termine? Secondo alcuni, una leggenda racconta che una nobile dama in un periodo di carestia sacrificò tutti i suoi averi per aiutare la popolazione, meritandosi così l’appellativo di buonissima, (molto generosa). Gli ingredienti principali di questa torta, dopo aver preparato la pasta frolla, sono: noci, miele, rum e una copertura di cioccolato sciolto a bagnomaria.

Il bensone, è uno dei dolci più famosi della tradizione modenese, perfetto per concludere un pranzo in compagnia. Si prepara con cura in tutte le famiglie e lo si trova in ogni carta di ristorante tipico: è croccante, friabile e profumato. La ricetta prevede l’utilizzo di farina, uova, burro, latte e miele. Con la caratteristica forma arrotolata, viene servito a fette, da inzuppare in un bicchiere di lambrusco. L’origine del nome non è ben chiara, alcuni pensano che derivi dalla parola francese pain de son, ovvero pane di crusca, altri da Pain de bendson ovvero il pane della benedizione perché veniva utilizzato come pane benedetto nei giorni santi.

ULTIME NOTIZIE

Ultime Pillole

ISCRIVITI ALLA
NEWSLETTER

Ricevi gratuitamente WEEKLY ENJOY Le Guide De L’Espresso: un magazine settimanale digitale con notizie, curiosità e approfondimenti del mondo enogastronomico.

SCOPRI
LE NOSTRE GUIDE

Scarica l’app Le Guide de L’Espresso per avere tutto il mondo enogastronomico a portata di mano e scoprire i luoghi da non perdere attorno a te. 

Cerca