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Cosa mangiare a Pordenone

Pordenone e dintorni: cosa mangiare, bere e scoprire

Cosa mangiare a Pordenone

Dal lago del Vajont agli infiniti portici di Pordenone, un territo segnato dalla storia, parte di una piccola regione collocata nel polo orientale più estremo d’Italia: il Friuli Venezia Giulia. Ecco cosa mangiare a Pordenone e dintorni.

A nord, la provincia è circondata in un abbraccio dalle imponenti Dolomiti Friulane, territorio di confine, una contaminazione che ha permesso l’incontro di diverse culture enogastronomiche. Una tappa da non perdere per gli amanti della buona cucina, in questi luoghi troviamo specialità molto diverse tra loro, ma tutte dai forti sapori. Ecco cosa mangiare a Pordenone e dintorni.

Tra i piatti della tradizione, di origini molto antiche, è il Frico, un tortino a base di formaggio locale. È un piatto semplice che non segue una specifica preparazione, insomma ognuno ha la sua ricetta personale. Nella tradizione della montagna carnica il frico croccante, insieme alla polenta fredda e ben soda, era ed è il cibo preferito dai boscaioli: sta facilmente nello zaino e si conservava bene anche per più giorni.

Nella sua forma meno elaborata, si prepara prendendo del formaggio stagionato, lo si grattugia in una padella di ferro formando uno strato circolare, si fa dorare da entrambi i lati, ed è pronto. Alla vista sembra un biscotto circolare friabile e croccante, spesso viene accompagnato con cipolle o con patate.

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Frico

Tutto il Friuli è ricco di erbe spontanee che vengono da sempre utilizzate nella cucina locale, una di queste è il Grisol o Scjopetin, pianticella perenne che cresce soprattutto sui terreni incolti. Silene è il suo nome scientifico, i suoi germogli, apprezzati in cucina, a Pordenone vengono chiamati jerbucis. Si raccolgono prima che la pianta fiorisca e solitamente si consumano cotti. In particolare, vengono utilizzati per la preparazione di gustose frittate o ripieni, delicati risotti, gnocchetti e ottime minestre, sono molto buoni anche semplicemente bolliti e saltati in padella con olio, sale e cipolla.

Nonostante il paese di San Daniele sia in provincia di Udine, non possiamo dimenticare il pregiatissimo prosciutto crudo che regna anche in questa provincia, ed è una risposta naturale quando ci si chiede cosa mangiare a Pordenone e dintorni: di fama internazionale, in tutto il Friuli è il fiore all’occhiello. Ma cosa permette a questo speciale prosciutto di distinguersi da tutti gli altri? Sicuramente la tipica forma a chitarra, ottenuta attraverso il procedimento della pressatura. Elemento unico nel suo genere è lo zampino, che riveste una funzione molto importante durante la stagionatura, in quanto espelle l’umidità in eccesso.

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Prosciutto San Daniele

Specialità della provincia di Pordenone sono gli insaccati, in particolare il Muset: un cotechino lessato che viene servito su pane caldo con sopra del rafano grattugiato. Questo particolare insaccato viene preparato macinando esclusivamente le carni del “muso“ del maiale (da qui il nome), che vengono insaporite poi con cannella, noce moscata e altre spezie. Piatto tipico delle festività natalizie è il muset con la brovada: un contorno a base di rape dal colletto viola, lasciate precedentemente macerare nelle vinacce.

I Colli Orientali, il Carso, il Collio e le Grave pordenonesi sono quattro zone di grande produzione vitivinicola, a poca distanza l’una dall’altra, ciascuna ospita un vitigno differente, che durante la maturazione svela profumi e colori unici. Degni di nota tra gli autoctoni friulani, troviamo il Scjaglin (in origine schiavolino), cioè un vino della Slavia coltivato sulle Alpi Giulie, ora presente solo nelle zone di Castelnuovo del Friuli e Pinzano al Tagliamento. Dalle uve del vitigno “piculit” cioè piccolino per la minuta forma dei suoi acini, si ottiene un vino rosso che accompagna benissimo piatti a base di selvaggina, formaggi stagionati, ma gradito anche fuori pasto.

Tra i vari dolci tipici della Provincia, è molto apprezzato il biscotto di Pordenone creato da una pasticceria locale. Nato per la colazione negli anni Quaranta, questa prelibatezza viene ancora oggi fatta a mano, seguendo tecniche tramandate nel corso dei decenni è un perfetto biscotto da tè, ma per i più golosi, lo si può avvolgere nel crudo di San Daniele o nel guanciale affumicato, per esaltare in maniera straordinaria il contrasto dolce-salato, in compagnia di un calice di Ramandolo: un vino passito dolce, basato sul vitigno Verduzzo Friulano.

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