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New Orleans: la Mecca del bere che non ti aspetti

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New York, Londra e le altre grandissime hanno storia e cocktail da raccontare: ma pochissime città al mondo hanno una tradizione di miscelazione forte e ricca come quella di New Orleans, la Big Easy.

Appoggiata sul fiume Mississippi, nella Louisiana che più a Sud degli Stati Uniti non si può, New Orleans è una delle mete da visitare almeno una volta nella vita. Tormentata e ribollente di energia, avvolta a qualsiasi ora e in qualsiasi momento dell’anno da un’aura inquieta e travolgente, mescola straripante bellezza e patemi di città storica: dimenticherete che New Orleans è tra le città più pericolose degli USA a detta degli stessi abitanti, una volta passeggiato per i portici delle case in stile art deco del quartiere francese (Bourbon Street, l’arteria principale, deve il nome al ramo transalpino della famiglia dei Borbone, cugini degli spagnoli che dominarono il sud Italia).

Forte, peraltro, di una profondissima cultura dell’aldilà e delle anime (nella settimana del 2 novembre, cade a pennello) pur non essendo un pensiero immediato, data la presenza di New York e Londra su tutte come capitali del bere mondiale, New Orleans è in realtà culla di alcuni tra i cocktail più celebri e amati al mondo, grazie al miscuglio di culture e approdi che storicamente l’ha attraversata. The Big Easy, come viene soprannominata per lo stile di vita adagio ed epicureo che la contraddistingue, val bene una notte a tappe tra i bar e i drink che hanno segnato la storia della miscelazione.

La prima miscela da provare a New Orleans è senza dubbio il Sazerac: affonda le proprie radici nella metà dell’Ottocento, quando i saloon dell’epoca mescolavano (senza ghiaccio, che non era disponibile) zucchero, assenzio, cognac e il leggendario Peychaud’s Bitter, che prende il nome dal farmacista che lo inventò, francese trapiantato a New Orleans, Antoine Peychaud.

Quando la fillossera abbatté la produzione di cognac, il Sazerac cominciò a essere servito con whiskey di segale: pare fu inventato alla Merchant’s Exchange Coffee House, poi divenuta The Sazerac Coffee House nel 1870 e ancora Sazerac Bar nel 1938. Tanto stato il successo del drink, che nel 1949 il Roosevelt Hotel ha acquisito i diritti per il nome del Sazerac Bar, e da allora, a questo bancone di pesante ed elegantissimo mogano, potete assaggiare la ricetta originale.

Imperdibile poi il Ramos Gin Fizz e la mirabolante storia ad esso collegata: creato nel 1888 da Henri Charles Ramos all’Imperial Cabinet Saloon (che oggi non esiste più), travolse il pubblico con clamore tale che alcuni giornali di inizio Novecento raccontavano di un team di venti bartender, assunti da Ramos con il solo e preciso scopo di shakerare, e nulla più. Dodici minuti sarebbero necessari per permettere a questa cremosissima mistura di gin, succo di limone, zucchero, panna, albume e acqua ai fiori d’arancio, che si sublima in una meravigliosa testa soffice, strabordante la sommità del bicchiere. Oggi il Ramos Gin Fizz è reperibile pressoché ovunque, nei migliori bar della città.

L’assenzio è poi tra gli ingredienti fondanti della scena del bere di New Orleans: nel 1874, Cayetano Ferrer inventò un cocktail con assenzio, anisetta e zucchero, guarnito con una fogliolina di menta rinfrescante: fu un tripudio, tanto che l’Aleix’s Coffee House dove lavorava, una bettola del 1806 trasformata poi in taverna nel 1814, si vide quasi costretta a cambiare nome in Old Absinthe House. Ebbene, il posto è ancora lì, nel delirio di Bourbon Street, ed è impossibile definire completa una visita a New Orleans senza passarci per una visita e un Absinthe Frappè.

Chiudiamo con una goccia di sano orgoglio italiano: all’immigrato triestino Joe Santini si deve infatti l’invenzione, a metà Ottocento, del portentoso Brandy Crusta: brandy (ma no?), triple sec, succo di limone, zucchero, Maraschino e Angostura bitter concorrono a una beva ruvida ma incredibilmente soddisfacente, arricchita dalla guarnizione ormai divenuta leggenda, una spirale di scorza di limone che fodera letteralmente l’interno del bicchiere di servizio.

Santini creò il cocktail al Jewel of the South (che in realtà si gioca la paternità con il City Exchange, dove Santini pure lavorò): i guru della miscelazione contemporanea Chris Hannah e Nick Dietrich hanno riaperto questa piccola Mecca nel 2019, ed è oggi l’unico luogo in cui poter assaggiare questo pezzo di storia miscelata.

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