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Orgoglio scozzese

Pochi altri prodotti sono assurti a simbolo di una cultura come lo scotch whisky scozzese. Più o meno torbato, scegliete il vostro preferito e non dimenticate di provarlo in miscelazione.

Se il bourbon, cugino statunitense, rappresenta l’ideale di bevuta morbida e avvolgente, lo scotch whisky è l’ideale di fierezza, spessore e perché no ruvidità tipiche del popolo da cui prende il nome, e che permettono quindi un’esperienza di degustazione insolita e mai banale. A seconda della morfologia del luogo in cui le distillerie poggiano, variano i sentori del prodotto, testimone di una tradizione secolare e di tecniche che ancora oggi, nella loro classicità, rimangono ineguagliate.

L’orzo maltato rimane il principe, nelle etichette più pregiate: i cosiddetti single malt sono quei whisky prodotti da una singola distilleria con null’altro che acqua e malto. Differiscono dai single grain, che pur derivando da una singola distilleria accettano l’aggiunta di altri cereali. Una miscela delle due tipologie dà vita ai blended whisky. Enormi le variazioni di stile a seconda delle latitudini: la salinità potente delle distillerie di Islay, a Sud della Scozia; le note più tenui dello Speyside, dal lato opposto a Nord, ciascuna regione con le proprie peculiarità.

Nessuna più distintiva della leggendaria torba: l’ammasso di residui naturali e organici che le acqua scozzesi restituiscono, pregne d’acqua e di acidità, alle spiagge, e che i distillatori raccolgono e incendiano. Il fumo che deriva dai falò viene diretto verso il malto, prima della fase distillazione, conferendo così al liquido finale i suoi distintivi sentori di sale, torrefazione, cioccolato.

Protetto da un disciplinare che ne impone la produzione entro i confini scozzesi, lo scotch whisky (ricordate l’assenza della e, a differenza dei distillati parenti) ha ampiamente travalicato la sua nazionalità, collezionando amatori ovunque nel mondo: solo a inizio settimana si è peraltro conclusa la diciottesima edizione del Milano Whisky Festival, una rassegna contenuta e di alto profilo, presso l’ex orfanotrofio del Palazzo delle Stelline, che mette in mostra il meglio delle etichette disponibili sul mercato nazionale, grazie agli sforzi degli importatori che vi si dedicano.

Contrariamente a quanto si pensi, infine, non sono (soltanto) i cocktail bar gli indirizzi da ricercare per potersi avvicinare al meraviglioso universo dei whisky. Citofonare, piuttosto, ai pub: le istituzioni britanniche, che storicamente propongono agli avventori l’intramontabile duo di beer and malts, birre alla spina e distillati di malto, e presso i quali anche in Italia è possibile cominciare il proprio rapporto con questa beva magnifica.

A Milano, tra i vari validissimi nomi, spiccano le due Mecca di Città Studi: il Matricola di viale Romagna e l’Harp Pub Guinness di Piazza Leonardo da Vinci. Se invece si dovesse preferire un cocktail, ecco di seguito tre ricette da provare almeno una volta (casualmente tutte in qualche modo legate a New York, dove la comunità scozzese è storicamente radicatissima).


Rob Roy
Parente stretto del Manhattan, già noto ai bevitori newyorchesi nei primissimi anni del Novecento, questa miscela di scotch, vermouth dolce e Angostura Bitter è dedicata all’omonima piéce teatrale, che a Broadway raccontava le gesta di Robert Roy MacGregor, fuorilegge scozzese dell’epoca. A voi la scelta della guarnizione, che a seconda sia scorza d’arancia o limone valorizzerà al meglio le note del vostro scotch preferito.

scozzese

Rusty Nail
Per stomaci, animi e sentimenti forti. Un drink esploso nella New York degli anni ’50, per quanto già noto nelle decadi precedenti, è un inno alla fierezza e alla passionalità scozzese. Generosa dose di whisky, possibilmente di torba importante, da combinare con un terzo di Drambuie, il liquore di metà Settecento che proprio dal distillato di malto prende origine, insieme a miele e spezie segrete. Beva vellutata, che riscalda e soddisfa, perfetta per un fine serata mentre fuori piove.

rusty nail Orgoglio scozzese

Penicillin
Sontuoso classico contemporaneo, partorito dalla geniale mente di Sam Ross, ai tempi del Milk&Honey di New York (oggi purtroppo non più attivo) nel 2005. Blended scotch shakerato con succo di limone e un miele aromatizzato allo zenzero, cui va a depositarsi in cima una minuscola aggiunta di scotch necessariamente delle Islay, il più torbato possibile. Ne risulta un sorso dalle sfaccettature varie, di fumo, piccante, profondo, acidulo. Oggi, per fortuna, conosciuto e replicato in tutto il mondo.

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