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Arrigo Cipriani: testimone oculare di un mondo che cambia

“Sono l’unico uomo al mondo che si chiama come un bar, non viceversa”.

Arrigo Cipriani è l’Harry’s bar e l’Harry’s bar è Arrigo Cipriani. Cipriani Senior aprì il locale nel 1931 in Calle Vallaresso appena una anno prima la nascita del figlio, legandoli a doppio filo indissolubilmente. Oggi, il cognome Cipriani fa tendenza e non soltanto per il prestigio di cui gode il gruppo con la diaspora di 26 locali nel mondo, ma perché Arrigo è un uomo atipico, sagace e avverso al 2.0. Maestro di Karate e cintura nera terzo dan, le sue opinioni sono colpi decisi che non risparmiano nessuno.

Ateo incontrovertibile immagina l’aldilà come un luogo pieno di “menu degustazione al buio creati da chef che non sanno cucinare”, di telecuochi, di “guide dei copertoni”. Eppure, stretto nei monopetto di assoluta finezza sartoriale, Cipriani è un uomo di vigore e di passioni, un testimone oculare del mondo che cambiava.

Nella sua stanza, come ama definire il locale, si sono avvicendate le grandi personalità del ‘900. Qui è dove Ernest Hemingway ha ultimato il romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi e dove sono nati il Bellini e il carpaccio. L’Harry’s Bar custodisce quasi cento anni di storia assistendo all’umanità passarsi il testimone durante un secolo che mai come prima ha galoppato verso il progresso di macchine e di idee.

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