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Cosa mangiare a Sondrio e dintorni

Sondrio

Viaggio nell’Italia dei sapori: cosa mangiare a Sondrio e dintorni, per scoprire una piccola città con un fascino indefinibile.

Il viaggio continua tra le eccellenze vitivinicole di Sondrio

Lasciamo Verona, la provincia più a nord dove si coltiva l’ulivo, per addentrarci nelle Alpi lombarde fino a giungere a Sondrio, al centro della Valtellina. Una piccola città con un fascino indefinibile, risultato di una perfetta unione tra palazzi di epoche e stili differenti. Le Alpi che proteggono dai venti freddi del nord e da quelli caldo-umidi del sud, la brezza tiepida che risale dal lago di Como e la luce intensa del sole di montagna hanno creato un clima ideale per la coltivazione della vite.

È proprio nella zona di Sondrio, capoluogo di provincia, che nascono alcuni dei migliori vini DOC e DOCG della Valtellina: lungo lo straordinario sistema terrazzato, con oltre 2500 km di muretti a secco, che corrono lungo il versante retico della Valtellina, nascono grandi vini da uve nebbiolo. Fra i DOCG da non perdere lo Sforzato (o “Sfursat”), un passito rosso secco o il Valtellina Superiore, prodotto con le uve dell’area compresa tra Berbenno di Valtellina e Tirano, suddiviso nelle cinque sotto denominazioni Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e “Valgella”. Da provare anche il Rosso di Valtellina DOC, così come l’Alpi Retiche IGP che include vini rossi, rosati, bianchi, frizzanti, passiti, novelli e da vendemmia tardiva.

Pane, formaggi e bresaola…

Un altro prodotto tipico è il pane di segale, noto già in epoca preistorica, grazie alla particolare adattabilità di questa pianta ai climi freddi, agli sbalzi termici e ai terreni poveri. Il simbolo della cucina valtellinese è rappresentato sicuramente dai pizzoccheri, piatto della tradizione contadina. Gli ingredienti? Farina nera di grano saraceno e bianca. La pasta ricavata, di colore scuro, viene lavorata fino ad ottenere delle tagliatelle che poi vengono cotte con verze e patate ed infine, condite generosamente con burro d’alpe e formaggio locale.

La Valtellina vanta una secolare tradizione casearia che ha conservato fino ad oggi la tipicità e la genuinità dei suoi formaggi. Dagli alpeggi, dove gli animali pascolano liberi, nascono prodotti unici come il Bitto e il Valtellina Casera a marchio DOP. Il Bitto, le cui origini risalgono ai Celti, viene prodotto durante la stagione estiva sui pascoli d’alta quota: un formaggio a latte crudo che racchiude in sé i profumi dell’alpeggio e la cui stagionatura può protrarsi fino a 10 anni! Il Valtellina Casera, prodotto tutto l’anno nel fondovalle, è un formaggio semigrasso ottimo sia giovane che stagionato e ingrediente fondamentale dei piatti della tradizione valtellinese come pizzoccheri o “sciatt”. 

Leggera, appetitosa e genuina, la Bresaola è tra i prodotti simbolo della Valtellina e si ottiene attraverso il metodo di conservazione della carne mediante salatura ed essiccamento. Il clima caratteristico con l’aria fresca e tersa che discende dalle Alpi è il principale segreto che rende la Bresaola un prodotto unico e inimitabile. 

È un alimento povero di grassi e ricco di proteine, ideale per gli sportivi, da gustare al naturale, adatto anche in cucina alla creazione di fantasiose ricette e piatti raffinati. Tra le eccellenze enogastronomiche della provincia di Sondrio, non può mancare poi il violino di capra, un salume tipico della Valchiavenna, dall’aspetto asciutto ma morbido e pastoso al gusto e la cui stagionatura avviene ancora nei caratteristici crotti della Valchiavenna.

I dolci tradizionali di Sondrio

Passando ai dolci, il più famoso e conosciuto è la bisciola. Le origini della bisciola sono incerte: pare che essa nacque per caso e che una parte del merito vada nientemeno che a Napoleone, che fece preparare un dolce con i prodotti del luogo. Il risultato fu un pane lievitato fatto con farina di grano saraceno, farina di grano tenero e burro, dal sapore dolce, farcito con noci, uvetta, fichi e pinoli.

Questo è quanto racconta la leggenda, di certo c’è che questo dolce è una pagnottella in cui la parte del protagonista spetta alla frutta secca. Proprio per la sua composizione, la bisciola è detta anche “Pan di Fich” (pane dei fichi, in dialetto valtellinese) oppure Panettone valtellinese, dal momento che è spesso consumata nel periodo delle festività natalizie proprio in sostituzione del tipico dolce di origine milanese. Tradizione vuole che la fetta di bisciola vada gustata dopo essere stata intina in un bicchierino di grappa.

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