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Latina

Cosa mangiare a Latina e dintorni

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Viaggio nell’Italia dei sapori: cosa mangiare a Latina e dintorni, per scoprire una piccola città con un fascino indefinibile.

Il viaggio continua tra le eccellenze vitivinicole e gastronomiche di Latina

Da Sondrio, cuore delle Alpi, scendiamo lungo la Penisola fino a raggiungere Latina, città laziale relativamente giovane, fondata nel 1932, capoluogo della bella omonima provincia laziale. Latina si trova nell’Agro Pontino, una zona un tempo paludosa e oggi completamente bonificata, affacciata sul mare. Le tradizioni enogastronomiche di questo territorio sono collegate principalmente alla cucina romana, ma hanno anche alcuni aspetti caratteristici che vale la pena di gustare. Terra di mare e di montagne, la provincia di Latina si stende lungo un territorio misto e variegato dove, a piccole perle naturali come il Parco nazionale del Circeo, si affiancano deliziosi borghetti medievali, come Ninfa, Norma e Sermoneta. 

Partiamo subito con un primo assolutamente imperdibile, la pagliata o pajata con i rigatoni. La pagliata è l’intestino tenue del vitellino da latte o del bue che viene utilizzato soprattutto per la preparazione di un tipico piatto di pasta della cucina romana, i rigatoni con la pajata, per il quale si usa il secondo tratto dell’intestino tenue, denominato “digiuno”. La ricetta tradizionale prevede che l’intestino venga lavato ma non privato del chilo in modo tale che, una volta cucinato, possa dar forma a una salsa di sapore acre e forte, cui si aggiunge il pomodoro. La preparazione classica la prevede accompagnata dai rigatoni al sugo, ma può essere consumata anche come secondo piatto cucinata al forno, in umido o alla brace.

La cucina pontina non manca di propri e squisiti piatti tradizionali conosciuti in tutto il Paese. Famosissima è la Tiella di Gaeta, una specialità gastronomica tipica proprio della città di Gaeta, consistente nell’interporre un ripieno di vario genere (solitamente di prodotti della terra o del mare) tra due sfoglie di pasta. Ne esistono diverse varianti, da quella con il polpo a quella ripiena di scarola con baccalà o acciughe ed olive di Gaeta, ma anche di sarde o alici, cipolla e molto altro.

Uno dei prodotti storici del Lazio è la Caciotta Romana di Aprilia un formaggio di forma cilindrica, dal colore interno della pasta giallo paglierino, con un peso tra 1 a 3 kg, dal sapore dolce e leggermente salato. Per la sua produzione è utilizzato esclusivamente latte ovino proveniente da pecore alimentate sui pascoli dell’Agro Romano. Il formaggio viene posto a stagionare 40-50 giorni su assi di legno e si tratta di uno dei prodotti storici di eccellenza della regione Lazio. 

Prodotto tipico è il carciofo di Sezze: un carciofo dalla forma sferica e compatta che cresce nel territorio circondato dai Monti Lepini, che riparano il territorio dai venti freddi creando un microclima favorevole alla crescita della pianta. Si possono preparare in vari modi, alla maniera tradizionale laziale (alla romana o alla giudia), oppure in tegame o al forno. Appuntamento immancabile per gli amanti del prodotto, la sagra del carciofo che si tiene annualmente a Sezze nel mese di aprile.

In provincia di Latina si producono anche vini a denominazione d’origine controllata: Aprilia doc, Cori doc, Circeo doc, Moscato di Terracina doc e Castelli Romani doc. Alcune zone, infatti, dei comuni di Aprilia, Cisterna e Cori rientrano nell’area di questa doc. Quella pontina è una delle zone italiane con il più alto numero di marchi doc., ed una delle prime zone ad ottenere in Italia la denominazione di origine controllata è stata Aprilia. Ciò è la dimostrazione che il comprensorio pontino è stato sempre una terra di vini, l’ultima denominazione, Moscato di Terracina, è arrivata nel 2007.

Tra i dolci ricordiamo le crostatine di visciole o paste di Sezze. La visciola è un frutto appartenente alla stessa famiglia delle ciliegie e delle amarene, ma se ne distingue per un colore rosso intenso e un sapore in po’ più acidulo. Si tratta di ciliegie selvatiche dal gusto leggermente asprigno, con una punta di amarognolo. Per preparare questi dolci di Sezze tradizionali, la ricetta antica della pasta frolla prevede rigorosamente l’utilizzo dello strutto e di una buona quantità di tuorli. 

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