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Cristiana Romito

Cristiana Romito: un’ombra discreta, ma presente

Cristiana Romito

Per il nuovo appuntamento di Gueridon e dintorni, facciamo due chiacchiere con Cristiana Romito, direttrice di sala del Ristorante Reale di Castel di Sangro.

Intervista a Cristiana Romito

Cara Cristiana come hai iniziato questa professione e perchè?

L’inizio è stato una sfida, molto impegnativa che ha comportato grandi cambiamenti. Vivevo a Roma e avevo da poco finito l’università, lingue con indirizzo interprete. Sognavo di andare a Bruxelles e di lavorare alla Comunità Europea. Ero attratta dall’idea del contatto con persone di nazionalità e culture diverse.

Gli eventi della vita mi hanno riportata a Rivisondoli, in Abruzzo, nel nostro paese di origine. L’idea era di fermarsi giusto il tempo di vendere il ristorante di famiglia, ma poi sia io che Niko, abbiamo finito con l’innamorarci del mestiere, lui in cucina e io in sala. Non ho frequentato un istituto alberghiero, ma insieme a Niko, che a sua volta ha intrapreso un percorso da autodidatta, ho visitato tanti ristoranti da cliente, ho osservato tanto, ho studiato e studio ancora molto. E ho, alla fine, conseguito il diploma da sommelier. Poco alla volta ho costruito la mia idea di sala, la sala del Ristorante Reale, con una sua identità, un suo stile e una sua accoglienza.

Se all’inizio ero da sola, oggi al mio fianco ho un team di 12 ragazze e ragazzi, e tanti altri che in questi anni si sono succeduti e ai quali credo di aver insegnato e trasmesso qualcosa dell’accoglienza, del mio mondo e del mio servizio. Stare in sala è ogni giorno per me una esperienza magica, dove come a teatro, non sappiamo mai chi avremo di fronte.

A ogni servizio devo essere regista, ma anche giocatrice di poker e diplomatica, devo restare imperturbabile di fronte agli imprevisti, anticipare ogni necessità, avere uno sguardo d’insieme, ma notare il minimo dettaglio. La lista di cose da fare è lunghissima. Il nostro è un mestiere meraviglioso, le cui tante sfaccettature sono ancora poco conosciute.

Il tuo bilancio di questi 23 anni di carriera qual è?

Il bilancio di questi anni posso dire con grande orgoglio e soddisfazione che è molto positivo. Ripeto non è stato facile, tanti sacrifici, sfide, confronti, tornare da una grande città a un paesino di 400 abitanti, investendo in un nuovo progetto di vita che ci ha portati 10 anni fa a Casadonna, un ulteriore cambiamento. Qui, infatti, abbiamo aperto oltre al Ristorante, il nostro hotel di 10 stanze, altra realtà completamente nuova e complessa per me, ma che mi da tante gratificazioni e stimoli.

Abbiamo ricevuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali, ma soprattutto il rispetto del pubblico e dei colleghi. Durante questo percorso di crescita, umana e professionale, ho creato una sala che rispecchia la mia personalità e il mio gusto, la mia idea di armonia ed eleganza. Volevo che riflettesse la mia idea di lusso “informale”, senza eccessi, ma con una grande attenzione al dettaglio.

Vogliamo trasmettere una sensazione di casa, in cui ci si sente bene e subito a proprio agio e in cui si ha voglia di tornare. Il merito è anche di chi, in tutti questi anni, lavora e ha lavorato con passione insieme a me e Niko, in sala, in cucina, nell’accoglienza, credendo pienamente nel nostro progetto.

Hai degli aneddoti, curiosità o episodi che ti piacerebbe condividere con noi?

Spesso dico ai ragazzi che è un peccato non aver mai scritto su un quaderno tutti gli aneddoti e gli episodi che viviamo, vediamo e sentiamo. Rileggerli dopo anni sarebbe emozionante e divertente.  A questo proposito, vi racconto di un cliente che un giorno a fine servizio mi disse: “Tu Cristiana sei come l’ombra, ci sei sempre, ma non ti si vede!”. Un complimento che mi porto dentro e che penso riassuma molto bene sia la mia personalità che la mia idea di sala.

Adesso ti chiediamo un ricordo di un grande uomo o una grande donna di sala che ti ha impressionato, nel tuo lungo girovagare per ristoranti, e perché ti ha impressionato.

La persona e il ristorante che più mi colpirono agli inizi del mio percorso, durante uno dei miei viaggi gastronomici alla scoperta di questo mondo, furono Antonio Santini e il suo Ristornate Dal Pescatore, ancora oggi un riferimento importante della sala italiana. Ricordo che prenotammo per pranzo, ma a causa di un grave incidente chiamai per comunicare dell’accaduto e annullare.

A nostra sorpresa, ci risposero che ci avrebbero aspettato. Arrivammo, così, alle 15.30 e non dimenticherò mai il sorriso con cui ci accolsero Antonio Santini e tutta la brigata. Non ci hanno mai fatto sentire in difficoltà, ci fecero ordinare il menu degustazione e vivere una esperienza per me indimenticabile. Un grande esempio di accoglienza, ospitalità e di casa, un maestro per me.

La domanda più curiosa, pertinente e intrigante che ti ha fatto un cliente? E cosa hai risposto?

Dirò quella più frequente. In questi 23 anni la domanda che ricevo spesso è: “Ma lei è la sorella dello Chef?”, e a me piace rispondere “No, è lui mio fratello!”. Che poi è vero: è lui il più piccolo!

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