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Iris: Expedition Dining, mangiare in mezzo ai fiordi su un’installazione galleggiante

Quando una cena diventa una spedizione tra le gelide acque del Mare del Nord, verso un’installazione artistica dedicata al futuro sostenibile del cibo, si vivono momenti indimenticabili. Ecco che cos’è Iris e perché vale una visita.

Una spedizione tra i fiordi norvegesi che affacciano sul Mare del Nord permette di ammirare le loro altissime vette, innevate nella stagione più fredda o ricoperte di sfumature verdi in estate, ai cui piedi si trovano le classiche casette rosse in legno, con i loro tetti scuri dagli angoli acuti. Le acque che riflettono i profili delle montagne sono un rifugio silenzioso durante le giornate più limpide, mentre diventano impetuose quando i forti venti sferzano da ogni direzione, incanalandosi tra picchi e valli.

Iris

Se il meteo è clemente, gli appassionati di fine dining possono trovare ristoro in uno degli indirizzi più chiacchierati degli ultimi tempi. Un ristorante che si trova all’interno di un padiglione galleggiante e accoglie 24 ospiti per volta, pronti a imbarcarsi per la più interessante Expedition Dining del momento.

Ad accogliere questo unicum gastronomico è il Salmon Eye, struttura ellittica galleggiante costruita da Eide Fjordbruk, produttore carbon neutral di salmone, con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sull’importanza alimentare del pesce proveniente da filiere sostenibili. Con un diametro di 25 metri, il padiglione è composto da quattro piani (di cui uno sotto il livello dell’acqua) e ospita il ristorante Iris, alla cui guida si trova la giovane chef danese Anika Madsen.

Raggiungere la struttura è parte dell’esperienza offerta dal locale, che si svolge in un tempo massimo di sei ore. Per accedervi è indispensabile acquistare un biglietto: le prenotazioni avvengono solo in determinati giorni dell’anno, segnalati sul sito del ristorante. La partenza è dal porto della cittadina di Rosendal, da cui si salpa con una nave elettrica in direzione del primo pit-stop.

La chef Madsen accoglie infatti gli ospiti nella sua casa galleggiante sull’isola di Snilstveitøy, per offrire loro uno snack di benvenuto, prima di navigare alla scoperta del Salmon Eye, dove il percorso inizia dal livello sottomarino, fino a salire nel punto più alto: la sala di Iris dove, grazie a un’ampia vetrata, si possono ammirare i picchi del fiordo e le montagne che lo circondano. Nelle giornate più belle è anche possibile salire sul rooftop e consumare lì una delle portate del menu degustazione, cotta su una fiamma viva.

Anika Madsen porta a tavola il meglio degli ingredienti che la circondano tra pesce appena pescato, alghe e molluschi, erbe aromatiche e ingredienti vegetali raccolti tra le montagne norvegesi. La sua cucina si abbandona agli elementi, indaga il lato più selvaggio e inesplorato delle materie prime locali e le propone solamente dopo un attento studio, nella loro forma più gustosa. Il menu degustazione di 18 portate, servito al costo 3200 NOK (circa 280€) racconta, attraverso un profondo storytelling, il futuro del cibo, suggerendo azioni concrete per risolvere i problemi che attanagliano le più grandi filiere alimentari del pianeta.

Come per “Weeds of the sea”, letteralmente “erbacce del mare”, appellativo dato a calamari, polpi e seppie che dagli anni ’50 sono in costante aumento a causa dell’incremento della temperatura del mare e della graduale scomparsa dei loro predatori. Ritenuti alla stregua di piccoli infestanti, dalla crescita rapida e dalla grande adattabilità ai cambiamenti climatici, diventano protagonisti nel piatto di tagliatelle di seppia, accompagnate da una salsa dashi di alghe al burro, sedano rapa grigliato, fragole e levistico. Un’altra portata esplora invece gli ingredienti reperibili nel raggio di 500 metri dal ristorante e si compone di cozze affumicate al ginepro, alghe e un brodo di granchio.

Nessun dress code è imposto per una cena da Iris, ma i ristoratori avvertono: per la prima parte della
spedizione è necessario indossare dei giubbotti di salvataggio. Quindi meglio lasciare vestiti da sera e tacchi alti a casa godendosi questa esperienza, almeno una volta nella vita, con abiti comodi (e belli caldi).

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