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Mangiare a Isernia

Cosa mangiare a Cosenza e dintorni

Mangiare a Isernia

Dall’altopiano della Sila al mare cristallino, la Calabria è una meta di estremo interesse enogastronomico: ecco cosa mangiare a Cosenza e dintorni.

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica che vi porta alla scoperta delle specialità enogastronomiche del Belpaese; al termine del nostro viaggio nel Verbano, territorio a nord del Piemonte, ci spostiamo nel profondo sud, in una terra povera ma ricca di peculiarità allo stesso tempo: cosa mangiare a Cosenza e dintorni. Una provincia in cui l’appennino calabro dall’entroterra si estende fino alle coste, e sembra quasi che riescano a comunicare tra loro scambiandosi i profumi e i benefici dei reciproci climi; stessa cosa per i prodotti agroalimentari che spesso trasmigrano facilmente dal mare alla montagna e viceversa.

Ma vediamo cosa mangiare a Cosenza e dintorni? Le specialità tipiche cosentine si basano su prodotti semplici e genuini. Tra i primi piatti un posto d’onore ha la classica pasta e patate ara tijeddra, preparata con tutti gli ingredienti a crudo. Si realizza un fondo di passata di pomodoro, si aggiunge poi la pasta, la si copre con uno strato di patate tagliate sottilissime, altra passata di pomodoro, sale, origano e si prosegue in questo modo fino a terminare tutti gli ingredienti, lasciando come ultimo strato la pasta. La tijeddra era anticamente di terracotta e cuoceva in forno a legna, il segreto è far cuocere circa 15 minuti la teglia in forno con coperchio, per poi lasciarla rosolare.

Tra i più antichi e famosi formaggi a pasta filata dell’Italia meridionale, in particolare dell’altopiano della Sila, al primo posto c’è il Caciocavallo DOP, prodotto con latte vaccino e caratterizzato dalla tipica forma ovale o troncoconica, ottimo da solo o accompagnato da pane e verdure come ingrediente nelle ricette della tradizione calabrese. Tra i tanti piatti che compongono un perfetto menù di questa terra, il vino merita un discorso a parte. Negli ultimi anni la viticoltura ha vissuto una vera e propria rivoluzione, che ha portato alla nascita di numerose cantine e allo sviluppo di una produzione diversificata e fortemente legata al territorio. Dal 2011 l’intera provincia rientra nell’area dei vini DOP “terre di Cosenza”.

Cosa mangiare a Cosenza ma anche cosa bere. Per vivere l’emozionante tradizione della vendemmia, bisogna andare a Donnici, frazione collinare di Cosenza, dove appunto ha origine l’ottimo Donnici DOC, nelle tipologie rosso, rosso riserva, bianco, rosato e novello. Ogni anno nel mese di ottobre, il borgo antico ospita la storica Sagra dell’Uva e del Vino.

Spostandoci nell’alto Jonio cosentino possiamo invece apprezzare la famosissima liquirizia di Rossano. In questo territorio la pianta trova le condizioni climatiche favorevoli dando vita all’80% circa della produzione nazionale. Conosciuta da millenni come rimedio digestivo e regolatore della pressione sanguigna, oggi è al centro della cucina gourmet come ingrediente di tante ricette innovative, oltre che nei più tradizionali liquori.

Per quanto riguarda i piatti di mare da mangiare a Cosenza e dintorni, su tutti spicca il baccalà alla cosentina, preparato con patate, olive nere, peperoni, salsa di pomodoro, alloro, prezzemolo, sale e pepe oppure le alici “schiattate”. A San Demetrio Corone, così come ad Acri ed in altri comuni dell’area “Arberesche”, ovvero di origine ed etnia albanese, si alleva il suino nero di Calabria allo stato semibrado. Dalla lavorazione delle sue carni si ottengono salumi di grande qualità, in quanto si tratta di una specie di suino lento nella crescita, ma con carne molto pregiata.

Chiudiamo la carrellata di cosa mangiare a Cosenza e dintorni con i dolci: Il dolce tipico della città è la varchiglia alla monacale a base di mandorle e cioccolato. Le sue origini sono molto antiche ed è stata creata dalle monache che avevano un convento in città. Il termine vanchiglia deriva dallo spagnolo barquilla ossia barchetta, per il caratteristico aspetto ovale del dolce che ricorda proprio una piccola imbarcazione.

La ricetta avuta dalle suore si diffuse nei salotti buoni della città e venne tramandata fino ai giorni nostri: si prepara un ripieno morbido di mandorle e zucchero racchiuso in un guscio di pasta frolla, ricoperto da una glassa di zucchero. Con la diffusione del cioccolato nei primi dell’Ottocento la ricetta si è evoluta con l’aggiunta di cioccolato fondente al ripieno di mandorle e zucchero, ma anche per la copertura.

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